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Il Centro ha identificato come prima linea di ricerca interdisciplinare “La macchina come modello epistemologico“, con l’idea di analizzare la rappresentazione della natura e costruzione del mondo tra scienza e filosofia.

L’obiettivo di tale linea di ricerca è indagare alcune trasformazioni dell’idea di macchina nella cultura occidentale, facendo interagire prospettive di lavoro differenti ma cercando di individuare una metodologia comune, visto che considera il valore specifico dell’innovazione progettuale proprio nella modalità di relazione interdisciplinare tra i diversi ambiti culturali afferenti al centro. Il progetto intende infatti coniugare percorsi di riflessione storico-teorica con lavori di sperimentazione, produzione di modelli e progettazione di simulazioni digitali. In tale ottica sono previste una pluralità di iniziative, alcune riservate alla comunità scientifica, altre rivolte alle scuole e a una più ampia cittadinanza (in modo da rispondere anche agli scopi della “terza missione”).

Dal punto di vista della ricerca, l’idea sottesa al progetto consiste nell’indagare il rapporto tra rappresentazione della natura e costruzione della realtà storico-sociale resa possibile dalla macchina intesa come modello epistemologico. La prospettiva di ricerca del progetto non è deterministica, né in senso idealistico (la macchina come esplicazione pratica di un modello mentale), né in senso materialistico (l’esistenza delle macchine come “dato” che impone un’interpretazione della realtà): infatti il progetto considera necessaria l’interrelazione tra dimensione epistemologica e dimensione sociale, tra dimensione tecnico-produttiva e dimensione intellettuale, allo scopo di verificare la fecondità della circolarità tra teoria e prassi.

Per quanto riguarda la prospettiva storico-filosofica, l’idea di “macchina” può fungere da osservatorio per indagare il rapporto tra filosofia, scienza e tecnica. La costruzione della macchina nel pensiero antico si inserisce al termine di un percorso che riguarda la creazione delle arti e la nascita delle tecniche. Durante il Medioevo la macchina affianca la natura, ma non ne contende il primato a causa della generale svalutazione delle arti meccaniche, considerate forme inferiori di conoscenza dalla tradizione aristotelico-scolastica. Solo a partire dal XVI secolo tale rapporto si inverte a favore della macchina, che diviene strumento per scoprire mondi nuovi e nuove possibilità oltre i confini della cosmologia e antropologia tradizionali: si afferma quindi una nuova concezione della scienza fondata sui criteri della sperimentazione e della verificabilità empirica. Vengono così rielaborati temi quali il determinismo, la certezza e la contingenza che saranno al centro del pensiero del meccanicismo, dell’illuminismo e del positivismo, per poi giungere a nuova consapevolezza teorica nel corso del XX secolo.

Per quanto riguarda le scienze della vita, la metafora del corpo umano come macchina biologica ha permeato tali discipline sin dalle origini. Nel corso degli ultimi decenni si è assistito al ritorno a visioni olistiche, da cui è emersa la necessità di vedere tutti i viventi come l’insieme di parti diverse. A questo passaggio di apparente discontinuità non corrisponde però un vero allontanamento dell’idea della macchina genica, ma semplicemente il ricercare in genomi non più solo umani le cause prime del funzionamento del nostro corpo. La biologia sintetica propone in modo sempre più concreto la possibilità di realizzare organi in vitro, dando nuova forza all’idea di corpo come macchina che può essere riparata.

Dal punto di vista delle scienze matematiche, la presenza delle macchine matematiche in Europa è molto forte a partire dall’antichità classica, anche se il loro sviluppo sistematico appare a partire dal XVII secolo. Le macchine matematiche sono artefatti culturali che forniscono informazioni sulla cultura che li ha prodotti e si prestano ad attività di natura interdisciplinare miranti anche alla costruzione dell’identità del soggetto. Una funzione teorica importante hanno, per esempio, i tracciatori di curve nella geometria cartesiana e più tardi in Newton, preludendo allo sviluppo della geometria algebrica: essi pongono in modo forte il “problema dell’esattezza”, inteso come l’individuazione dei canoni di costruzione appropriati nella risoluzione di problemi matematici.

Per quanto riguarda le scienze ingegneristiche, nel corso dell’età moderna si sono sviluppate modalità di costruzione di macchine, intese come automi autonomi e “pensanti”, utilizzate per il rilievo e la rappresentazione del territorio. In età contemporanea tutto ciò ha determinato una nuova riflessione sulle metodologie di impiego e di funzionamento di nuove macchine quali le stazioni totali robotizzate, il laser scanner e i droni programmabili, nell’ambito di indagini geodetiche, idrogeologiche, topografiche e archeologiche. È pertanto in corso di discussione l’impatto che tali macchine hanno per il rapporto tra l’essere umano, l’ambiente e la vita quotidiana.